Il Poggiarello: mai nome avrebbe potuto essere più appropriato per questa cantina nel cuore della Val Trebbia. Ci sono i colli di fronte alla struttura che la ospita e c’è una leggera pendenza, un “poggiarello” appunto, lungo il quale corrono i filari che, a fine maggio, nascondono sotto le foglie i primi grappoli di uva.
Si dice che si torna dove si è stati bene e io sui Colli Piacentini mi sento sempre a casa. Ogni volta il mio è un arrivederci perché la loro generosità è una fonte inesauribile di richiamo. Stavolta, sono andata in Val Trebbia (proprio dove Annibale arrivò in sella agli elefanti) per bere calici di vini dai nomi evocativi e assistere ad una degustazione verticale di Malvasia di Candia Aromatica che qui ha trovato terreno (di varia natura) letteralmente fertile dove poter esprimere al meglio il suo potenziale.
In cantina al Poggiarello si fa vino da 4 generazioni. Le uve vengono allevate secondo i dettami dell’agricoltura biologica e i vigneti sono sparsi qua e là nelle 4 vallate principali dei Colli Piacentini (Val Trebbia, Val Nure, Val Tidone, Val d’Arda) in terreni di diversa natura con una costante: l’abbondanza di minerali che contribuiscono a creare il filo conduttore della sapidità in ogni calice.
I vini della Cantina Il Poggiarello
Monovarietali e blend, a base di vitigni locali e internazionali. Si sperimenta in cantina con vendemmie tardive, ossidazioni, macerazioni e l’obiettivo è quello di creare diverse etichette, ognuna con la propria identità. I vini de Il Poggiarello possono incontrare i gusti di un pubblico ampio e variegato e essere adatti alle occasioni più svariate, dall’aperitivo fino alla meditazione. Tra vini più “didattici” e alcune sorprese internazionali, vi segnalo quelli che più mi hanno più colpita, ma per scoprire i vostri preferiti vi consiglio di visitare la cantina e prenotare una degustazione guidata nella nuovissima sala appena inaugurata.
Gli Spaghi
A tenere il tappo ben saldo alla bottiglia c’è un pezzo di spago legato a mano da ragazzi con disabilità. Gli Spaghi sono i vini frizzanti e allegri a base di uve Ortrugo e Gutturnio e sono perfetti a tutto pasto. Vengono serviti freschi e la loro effervescenza sgrassa la bocca. Ne puoi aprire due bottiglie di seguito senza neanche accorgertene!
La Malvagia 2023
La Malvagia è la Malvasia di Candia Aromatica nella sua essenza, senza fronzoli. Al naso ho apprezzato la vasta gamma degli aromi e in bocca sono stata spiazzata dall’austerità, dalla freschezza e dalla sapidità del sorso. La Malvagia è un vino che tecnicamente potrei definire “leggermente disarmonico”, ma che richiama alla beva ed è di ottima persistenza. Lo abbinerei volentieri con un piatto di tortelli piacentini con la coda.
Mami 2023
La Malvasia di Candia Aromatica con il colore intenso di un vino passito. È stato chiaro fin dall’analisi visiva che la tecnica di produzione prevedesse qualche “fuori programma”. L’enologo della cantina, Paolo Perini, ha spiegato che il 15% delle uve che compongono Mami sono surmature. In fase di vendemmia, i grappoli più esposti vengono lasciati sulla pianta per un leggero appassimento e la conseguente concentrazione degli zuccheri. Provate ad immaginare il sorso di un vino dove gli aromi primari tipici del vitigno, fruttati e floreali, avvolgono gli zuccheri residui che incontrano la mineralità.
L’Alba e la Pietra 2004
La Malvasia di Candia Aromatica: 20 anni dopo l’imbottigliamento. Un’emozione e la prova del potenziale di longevità di questo vitigno a bacca bianca. L’Alba e la Pietra è un vino che per certi versi, per il suo stile ossidativo, mi ha ricordato i Vin Jaune del Jura. La bevuta è stato un crescendo di sensazioni ad ogni sorso e con il graduale aumento della temperatura, il vino nel calice si è schiuso olfattivamente, proprio come fa una rosa quando sboccia. Aver potuto apprezzare la complessità di questo grande vino è stato un vero privilegio. E non vi aspettate un suggerimento per l’abbinamento. L’Alba e la Pietra 2004 riesco a concepirlo principalmente come vino da meditazione.
Come il Vento 2022
Il Sauvignon Blanc della cantina il Poggiarello è una ventata di aria fresca la sera dopo una giornata di sole torrido: ti rigenera! Il naso è ricco di aromi floreali (fiori di sambuco e acacia su tutti) e fruttati (pesca bianca e pera) ed è in bocca che fa la differenza: l’opulenza, che solitamente contraddistingue i vini a base di questo vitigno, lascia il posto ad un sorso sapido, agrumato con una spiccata nota vegetale che fa subito estate (o Nuova Zelanda). Ne ho acquistato solo una bottiglia, pentendomene.
Lo Straniero 2021
Le barbatelle di Pinot Nero con il quale viene prodotto sono state selezionate in Borgogna e viene imbottigliato all’interno di una bottiglia borgognotta pesante in vetro scurissimo. Con Lo Straniero si va in Francia restando sui Colli Piacentini. Equilibrato, elegante e capace di essere amato da tutti per i suoi tannini giustamente delicati, Lo Straniero può essere stappato subito e abbinato ad un piatto a base di selvaggina da piuma o dimenticato in cantina. La freschezza che lo contraddistingue lo rende un vino con un interessante potenziale di invecchiamento.
Categorie: Esperienze in cantina, Food & Wine
Sara
Buona forchetta, blogger, sommelier e content creator sono un’instancabile curiosa. Per professione collaboro con numerose aziende legate al food, beverage e travel occupandomi di food writing, food styling, editing, food photography, tour enogastronomici e interviste agli chef. Social media addicted, mi trovate sempre connessa!
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